SEGNI COME PAROLE – LA STREET ART PER RACCONTARSI
Ragazzi coinvolti in percorsi di analisi dell’immagine e arte grazie al progetto Movi-menti
Segni come parole è stato un laboratorio condiviso con i ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado che frequentano il Centro Giovani Casette Rosse di Sestri Levante, realizzato grazie al progetto Movi-menti sostenuto da Con i bambini.
Un laboratorio a cura di Maria Rocca, professionista che si occupa di didattica dell’arte, insieme agli educatori della cooperativa Il Sentiero di Arianna, in cui i ragazzi hanno avuto la possibilità di decorare un muro, attraverso dei pannelli mobili, comunicando qualcosa di se stessi e del loro rapporto con questo luogo che frequentano e vivono e che è frequentato e vissuto anche da altre associazioni del quartiere.
Il laboratorio è stato pensato in tre momenti per permettere ai ragazzi di far emergere quanto volevano comunicare, potendo intrecciare la storia della pittura murale e della street art e il segno e la pittura come atto espressivo e identitario, personale ma anche comunitario.
Per alcuni studiosi il gesto dei nostri antenati che dipingono le pareti di una grotta, o incidonoimmagini sulle rocce costituisce una sorta di universale antropologico. Sarebbe un gesto che rappresenta una variante pratica dell’apertura al mondo e nel caso degli artisti preistorici apertura significa soprattutto scambio e mediazione sociale. Attraverso quel gesto il mondo viene condiviso.
Partendo da questi presupposti il laboratorio ha permesso ai ragazzi di fare un excursus storico (dalle pitture parietali preistoriche fino ai progetti realizzati negli ultimi anni a Genova) e di sperimentare alcune tecniche pittoriche seguendo proprie visioni e segni.
I tre momenti sono stati:
- Facciamo il punto,
- Lettere per una tag,
- Il mondo sulle pareti.
Con “Facciamo il punto” i ragazzi hanno cercato di dire chi sono, di capire cosa volevano comunicare, come volevano presentarsi e hanno sperimentato che il segno è qualcosa di unico, e diverso è il modo in cui ciascuno traccia, combina i segni e crea immagini. Hanno potuto far ciò lavorando con i segni primari dell’arte.
Il secondo momento, “Lettere per una tag”, è stato caratterizzato da un lavoro sul proprio nome. Il nome è la parola che prima di tutto ci identifica, la prima parola che usiamo per dire chi siamo.
Taggare significa scrivere il proprio nome nei più disparati luoghi pubblici. Come scrivere il proprio nome? Come lasciare il segno del proprio nome? In questa parte del laboratorio hanno sperimentato e creato superfici piene di segni. Anche la scelta del colore comunica già di per sé.
Terza parte: “Il mondo sulle pareti”
Insieme al nome altra cosa che ci caratterizza e ci identifica è il nostro aspetto fisico, il nostro corpo. Anche il corpo è una delle prime rappresentazioni nella storia dell’uomo, un corpo spesso stilizzato, fatto di pochi segni, un corpo che ritroviamo nella street art. In questa terza parte del progetto i ragazzi hanno lavorato usando la silhouette del proprio
corpo e sperimentato la bomboletta spray, tecnica che caratterizza proprio l’arte murale contemporanea e strumento privilegiato da tanti artisti.
E’ iniziata poi la fase di progettazione dei pannelli e di composizione delle immagini realizzate dai giovani, nonché della loro realizzazione pittorica vera e propria.
Dal progetto alla realizzazione. Il muro diventa il luogo e lo spazio “sociale e comunicativo” usato per lasciare un messaggio visivo al quartiere e alla città. Segni come parole.