“Dopo di noi”, il difficile distacco dai figli non autosufficienti
Quanto è difficile per un genitore staccarsi da un figlio non autosufficiente? Lo racconta Marina, mamma di una ragazzo autistico, in questo articolo: Luca in casa famiglia? Marina Viola medita sul distacco dal figlio autistico.
I familiari di ragazzi o adulti disabili si saranno posti più volte nella loro esperienza di vita il seguente interrogativo: “chi si prenderà cura di mio figlio quando io non ci sarò più o non potrò più assisterlo?” senza però riuscire a immaginare una risposta soddisfacente o altrettanto immediata.
Il progetto AT HOME
Da due anni la cooperativa “Il Sentiero di Arianna”, in sinergia con l’associazione “Aperta Parentesi” e in rete con i Servizi Sociali, la Asl e le famiglie, lavora per creare un futuro diverso per i ragazzi disabili del territorio: non più strutture residenziali ma veri e propri piccoli appartamenti dove vivere insieme ai coetanei, dove poter fare amicizia, dove sperimentarsi e crescere al di fuori della famiglia.
<<Il progetto, che ha coinvolto più di 40 disabili, ha infatti promosso diverse azioni mirate a sostenere i loro bisogni, le famiglie e gli operatori dei servizi prefigurando e realizzando esperienze di abitazione condivisa – spiega Elena Ortica, coordinatrice del progetto – In particolar modo le famiglie, in questi due anni, hanno potuto beneficiare dell’azione del Social Trainer, figura cardine del progetto, che ha accompagnato il processo di “vita indipendente” fornendo un supporto concreto e indispensabile alla sua attuazione. Ciò ha permesso alle famiglie di affrontare con minor stress il percorso di “uscita” dal nucleo familiare con evidenti giovamenti per tutte le parti in causa.
Con la maggioranza delle famiglie coinvolte, infatti, si è creata fin da subito una buona interazione, basata sulla fiducia, sulla sincerità e sul perseguimento dell’obiettivo comune e condiviso: il benessere della persona seguita. Ci sono stati casi in cui è emerso, da parte dei familiari, un po’ di paura e diffidenza per il nuovo “progetto di vita” del proprio caro ma, proprio grazie ai risultati ottenuti e ai progressi tangibili ed evidenti della qualità della vita del disabile coinvolto, tale paura è con il tempo rapidamente scomparsa>>.